Risk management Success
Finanza e GestioneESG25 febbraio, 2022

I rischi ESG da valutare per uno sviluppo sostenibile

Nel percorso verso una finanza sostenibile chi sono gli attori coinvolti? I rischi ESG impattano solo su un settore? Come possono essere gestiti garantendo le performance aziendali?Le emissioni di obbligazioni ESG (Green bonds, Social bonds e Sustainability bonds) dal 2015 a oggi hanno mostrato, soprattutto in Europa, un aumento esponenziale tanto che – secondo Climate Bonds Initiative – nel 2021 hanno superato l’ammontare di USD 700 miliardi, il doppio rispetto a due anni prima (2019). 
Un ruolo significativo è stato giocato dagli enti sovrani. Anche la Repubblica Italiana nel 2021 ha emesso BTP Green per supportare il percorso verso la neutralità climatica entro il 2050 e raggiungere gli obiettivi dello European Green Deal.

Questa crescita prorompente ha tratto impulso dalle indicazioni dell’Action Plan Europeo (2018) e dell’EU Green Deal 2019, i quali “vista l'insufficienza dei fondi pubblici” mirano a “colmare il deficit di finanziamento mediante la mobilitazione di capitali privati”.

Ma tutto questo riguarda unicamente i governi e i principali operatori del mercato (come banche, assicurazioni e grandi aziende che emettono titoli negoziati nei mercati regolamentati) oppure riguarda tutti gli operatori di mercato?
Per rispondere a questa domanda, basta scorrere le pagine dell’Action Plan Europeo per notare che le indicazioni non sono rivolte a una limitata platea di operatori, ma a tutte le aziende, indistintamente. Infatti, il percorso di transizione verso uno sviluppo sostenibile ha bisogno di tutti

Non è un caso, quindi, se fra le azioni contenute nell’Action Plan Europeo leggiamo quella di “integrare la sostenibilità nei requisiti prudenziali”. L’EU Green Deal 2019 è ancora più esplicito in tal senso quando recita che in relazione a “rischi climatici e ambientali […] sarà necessario integrarli meglio nel quadro prudenziale dell'UE e valutare l'adeguatezza degli attuali requisiti patrimoniali per le attività «verdi»".

Il fatto che la dimensione ESG debba essere considerata dal sistema bancario ai fini degli assorbimenti patrimoniali sembra essere un fattore non di poco conto ai fini dell’accesso al credito e, conseguentemente, all’onerosità dello stesso per qualsivoglia azienda e non certo solo per una ridotta cerchia di esse.

Adozione dei criteri ESG e rischi correlati

L’adozione dei criteri ESG tocca qualsiasi operatore del mercato, ma in che modo questo avviene? Alcuni primi spunti ce li offre l’Autorità Bancaria Europea, all’interno del suo recente “EBA report on management and supervision of ESG risks for credit institutions and investment firms” (2021). 
In questo rapporto, gli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG) sono letti in relazione alla loro capacità di produrre un impatto positivo o negativo sulla performance finanziaria o sulla solvibilità di un'entità. In altre parole, l’enfasi è sulla rischiosità dei fattori ESG e sul loro potenziale impatto, sul rischio di credito assunto e sulla resilienza a livello individuale e sistemico degli intermediari finanziari.

L’Autorità Bancaria Europea sta valutando come includere al meglio i rischi ESG nel quadro normativo e di vigilanza bancaria, con particolare attenzione ai rischi climatici e ambientali nella prima fase, sebbene anche i rischi sociali e di governance siano considerati importanti e richiedano grande impegno. 
Tutti i rischi, peraltro, sono fra loro correlati dato che quelli ambientali aumentano le diseguaglianze e la povertà: il degrado ambientale può esasperare la migrazione e i disordini sociali e politici nelle regioni più colpite.

Ne discende l’importanza per le banche (e non solo) di ripensare la profilazione del rischio di credito dei propri clienti in relazione anche ai fattori ESG, adeguando per il sistema bancario i fattori di ponderazione ai fini degli assorbimenti patrimoniali.

Alcune proposte, anche provenienti da esponenti della Federazione Bancaria Europea, hanno riguardato la definizione di un Sustainable Finance Supporting Factor che possa alleggerire gli assorbimenti patrimoniali per le operazioni di finanziamento di iniziative sostenibili. Tuttavia, un meccanismo unicamente premiante potrebbe non essere sufficiente per assicurare la resilienza del sistema bancario di fronte ai rischi ESG.

Resta il fatto che la misurazione dei rischi ESG non impatterà solo sugli assorbimenti patrimoniali, ma toccherà anche tutti i processi bancari, fra cui erogazione e pricing dei finanziamenti: a maggiori rischi corrisponderanno più difficili e/o onerosi accessi al credito bancario.

La gestione dei rischi ESG

È utile cercare di capire quali altre modifiche potrebbero intervenire sul modello di profilazione del merito di credito di operatori e iniziative finanziate, a tal fine il già citato report dell’EBA ci offre ulteriori spunti.

  • Il primo riguarda l’allungamento dell’orizzonte di analisi, dato che soprattutto gli effetti climatici non si manifestano a breve termine, anche se proprio nel breve termine vanno combattuti per scongiurare irrimediabili future conseguenze negative. Non a caso l’Action Plan Europeo chiede di “attenuare la visione a breve termine nei mercati dei capitali”. Rileva, infatti, la circostanza che il rischio di credito viene generalmente valutato dalle banche con un orizzonte di breve e medio termine, dando maggior enfasi ai dati quantitativi storici, oltre che andamentali.
  • Un secondo spunto potrebbe pertanto riguardare il maggior ricorso ad analisi previsionali, rispetto a quelle storiche, per capire se e quale impatto i fattori ESG possono avere sul rischio di credito assunto da un istituto di credito. 

In altre parole, si tratterebbe di valutare come può evolvere – anche lungo un orizzonte di 10 anni – il portafoglio prestiti di una banca nel momento in cui le sue esposizioni a lungo termine sono influenzate dai rischi ESG. È per tal motivo che il report EBA indica che gli organi di controllo (Supervising authorities) dovranno adeguare i loro processi valutativi:

  • al fine di esaminare se e come gli istituti di credito assicurano che il loro portafoglio prestiti sia sostenibile nel medio-lungo termine,
  • introducendo controlli, come l'analisi di scenario, per valutare la resilienza del portafoglio prestiti ai rischi ESG.

I rischi ESG nel settore bancario… ma non solo!

Nel momento in cui si pensa che i temi ESG siano un problema per pochi, ossia per enti sovrani e grandi aziende, allora si è un passo indietro rispetto al sistema bancario.

Quanto descritto finirà per influenzare tutte le aziende che fanno ricorso al debito bancario, quindi, queste ultime dovranno accuratamente presidiare i propri rischi ESG anche per relazionarsi con intermediari finanziari e in generale il mercato dei capitali.

Il ruolo del Finance in azienda giocherà un ruolo chiave per far sì che, se necessario:

  • non si ragioni più unicamente in termini di margini di profitto o, meglio, di cash flow generato, ma si presidino e anche le dimensioni rischio e sostenibilità.
  • Si misurino ricavi, costi e investimenti che secondo la Taxonomy Regulation sono qualificabili come sostenibili per pianificare e rendicontare KPI in ambito sostenibilità.
  • Si sviluppino modelli di analisi di scenario a medio-lungo termine per cercare di “catturare” fenomeni di lungo periodo come quelli prodotti dai cambiamenti climatici.
  • Si valuti l’opportunità di ottenere rating di sostenibilità.
  • Si arricchisca l’informativa per le banche di quanto descritto nei punti precedenti.

Possiamo concludere che siamo tutti invitati a prendere parte alla rivoluzione portata in campo dalla normativa ESG perché nessun attore del mercato rimarrà escluso da questo processo.

mario-vinzia
SDA Professor

Mario Vinzia è SDA Professor presso l’Area Amministrazione, Controllo, Finanza Aziendale e Immobiliare dell’Università Bocconi.
È stato Consigliere d’amministrazione e membro Comitato Controllo Rischi e Parti Correlate ed è consulente tecnico in contenziosi civili e penali in materia di derivati e di strumenti finanziari e principi e trattamenti contabili, nonché consulente in ambito enterprise risk management.

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