La ricerca globale Future Ready Lawyer 2022, pubblicata da Wolters Kluwer Legal & Regulatory, sottolinea i vantaggi che la tecnologia apporta al mondo legale accettando i cambiamenti della modalità di lavoro, della gestione dei team, della selezione delle persone che devono farne parte e anche del modo in cui vengono offerti servizi diversificati ai clienti, siano essi interni o esterni.
Ne parliamo con Patricia Manca Diaz, Partner di PwC Spain, responsabile dell’area New Law, Tax & Legal Services.
Abbiamo osservato che la trasformazione della professione legale è solo all’inizio e, nonostante la pandemia abbia innescato la trasformazione tecnologica, molto rimane da fare in futuro. Quali sono le aree che necessitano maggiormente di un cambiamento per una modernizzazione effettiva del settore legale e quando ritiene assisteremo a questi cambiamenti?
La pandemia ha cambiato per sempre la fisiografia del settore legale, che oggi non risulta più legato agli uffici fisici o alle principali città metropolitane. Questo fenomeno genera nuove opportunità a molteplici livelli. I clienti aziendali che richiedono un servizio legale possono ora scegliere tra un ampio e variegato ventaglio di studi legali e fornitori di servizi alternativi (ALSP). Le attività virtuali permettono agli studi legali e ai fornitori di altri servizi legali di incrementare la loro efficienza e competitività, sia nei confronti dei clienti che dei talenti. E anche se i professionisti del settore stanno iniziando a tornare in ufficio, la professione non sarà più vincolata ad esso.
Considerando che le tecnologie “foundational” sono oramai largamente utilizzate, quali sono le altre tecnologie che un professionista del settore legale dovrebbe adottare per prime al fine di modernizzare effettivamente il proprio ambiente lavorativo?
Come sottolineato chiaramente dalla domanda, ritengo che in un certo senso la pandemia abbia effettivamente imposto questa trasformazione, ma questo è riconducibile al semplice bisogno di gestire il lavoro in un contesto come quello che abbiamo vissuto, non tanto ai timori professionali del settore, che non si è dimostrato pienamente allineato, e in parte non lo è ancora. Questa trasformazione culturale è proprio ciò di cui il mondo legale ha bisogno affinché si possa parlare veramente di modernizzazione. Le barriere culturali del settore continuano ad avere un certo peso, partendo dal fatto che gli attuali sistemi formativi del panorama legale non stanno contribuendo appieno a generare questi cambiamenti all’interno delle nuove generazioni di avvocati, i quali si troveranno ad affrontare un mondo radicalmente differente. La trasformazione implica innanzitutto credere nei vantaggi che la tecnologia apporta al mondo legale, e questo significa accettare i cambiamenti della modalità di lavoro, della gestione dei team, della selezione delle persone che devono farne parte e anche del modo in cui vengono offerti servizi diversificati ai clienti, siano essi interni o esterni.
Quando avverrà questo cambiamento? Non mi azzarderei a ipotizzare una tempistica, ma credo che sarà proprio come con la pandemia, che ha imposto cambiamenti che tre anni fa non ritenevamo nemmeno possibili, portando a un nuovo modo di lavorare, all’emergere di nuovi attori all’interno dell’ecosistema legale, a una nuova realtà in termini di clienti e di modelli di business. Sarà lo stesso sistema macroeconomico a dettare i cambiamenti a medio termine, che spero saranno rilevanti per la professione.
Il settore legale ha assistito a una vera trasformazione tecnologica o si rischia di avere semplicemente automatizzato il processo già esistente? Se sì, è troppo tardi per i cambiamenti “best in process” che potrebbero essere necessari?
Non credo abbiamo ancora assistito a una vera trasformazione del settore legale. Abbiamo visto che possiamo adottare tecniche o strumenti che ci permettono di gestire meglio il lavoro, ma non si tratta di trasformazione, nemmeno dal punto di vista tecnologico. Si può parlare di trasformazione tecnologica quando ci sono innovazione, team multidisciplinari (personale IT/avvocati), nuovi modelli di servizio, formazione digitale avanzata per gli avvocati, modelli e piattaforme completamente collaborativi, e così via... Non è mai troppo tardi. Credo che la diffusione degli ALSP sia un esempio di innovazione: un nuovo formato di modello di business e una nuova modalità di offerta che il cliente sta già chiedendo.
In futuro quale ritiene essere il principale valore/impatto dell’intelligenza artificiale per quanto riguarda gli avvocati?
Per me è chiaro: l’intelligenza artificiale ci dà la possibilità di stabilire degli schemi e quindi, come avvocati, ci aiuta a prevedere le situazioni, a essere in grado di definire le strategie e a prendere decisioni orientate al futuro che non sono tanto reattive quanto proattive, sia nelle aree del settore legale in cui l’intelligenza artificiale è già utilizzata in modo controverso, come nel contenzioso per definire la strategia procedurale, sia in altre aree, come la regolamentazione, dove l’intelligenza artificiale ci dà la possibilità di studiare le dinamiche prima dell'attuazione legislativa di una norma.
In quanto avvocati, gestiamo i rischi e quindi le tecnologie come l’intelligenza artificiale, che ci permette di anticipare cambiamenti normativi significativi, hanno un valore enorme, in quanto mettono in luce la nostra capacità di prevedere la gestione di un potenziale rischio legislativo che impatta sul modello di business dei nostri clienti. Ci muoviamo in un mondo legislativo sempre più complesso, non solo in termini di volume, ma anche di diversità di questioni tra loro correlate, dove la capacità di analisi dell’avvocato è messa alla prova se si considera il bisogno sempre maggiore di specializzazione e conoscenze richieste. In questo senso ritengo che l’intelligenza artificiale sia un’alleata e un’opportunità eccellente per il settore in quanto facilita l'attività di analisi e di consulenza ai clienti. Relativamente al nostro ruolo professionale, l’intelligenza artificiale offre agli avvocati infinite possibilità di specializzazione in virtù delle sfide e dei rischi che l’uso di questa tecnologia può comportare in termini etici e normativi.
Che cosa implica la crescente importanza dei fattori ESG per la funzione legale?
La sostenibilità è sempre più integrata nella pianificazione strategica aziendale. La complessità derivante da una crescente pressione a livello di regolamentazione e di mercato rende necessario un approccio preventivo piuttosto che reattivo da parte della funzione legale, in modo da trovare un equilibrio tra la salvaguardia della reputazione del brand, la stabilità della catena di valore e la ricerca di efficientamento. Ma siccome questo fattore coinvolge anche la catena di valore, assicurarsi che l’impegno verso la sostenibilità sia condiviso anche dai fornitori implica che la funzione legale debba garantire il rispetto delle policy aziendali e la capacità di dimostrare tale osservanza. Se poi consideriamo gli obiettivi di neutralità climatica per il 2050 e le relative normative nei diversi paesi, oltre agli impegni dei finanziatori o dei grossi clienti, tutto questo crea determinati obblighi per le nuove aziende, sia materiali che di rendicontazione, che impattano direttamente l’ambito legale.
Dall’altro lato, la digitalizzazione e l’automazione in diverse aree aziendali mettono ovviamente a rischio il mantenimento di posti di lavoro di qualità e la formazione e l’“upskilling” dei professionisti. L’impegno verso i lavoratori che vengono lasciati indietro è una priorità delle aziende nei confronti dei dipendenti e della società. Questi impegni verso la società e i dipendenti creano nuovi modelli di rapporti lavorativi e un nuovo ecosistema generazionale, già visibile laddove i corporate legal office svolgono anche un ruolo importante in termini di regolamentazione interna e nuove policy aziendali.