Wolters Kluwer ha pubblicato la ricerca globale Future Ready Lawyer 2022 che offre un’ampia disamina dell’impatto della pandemia nella trasformazione tecnologia dello studio legale e del corporate legal office.
Di questo ne parliamo con Jeroen Zweers, fondatore di NOUN, co-fondatore di Dutch Legal Tech e Vice Presidente della European Legal Technology Association (ELTA).
Abbiamo osservato che la trasformazione della professione legale è solo all’inizio e, nonostante la pandemia abbia innescato la trasformazione tecnologica, molto rimane da fare in futuro. Quali sono le aree che necessitano maggiormente di un cambiamento per una modernizzazione effettiva del settore legale e quando ritiene assisteremo a questi cambiamenti?
Quando parliamo di pandemia c’è un equivoco tra trasformazione e innovazione. È vero che il settore legale si è aperto maggiormente alla tecnologia in seguito alla pandemia. Ed è anche vero che gli studi legali hanno investito molto in tecnologia durante l’emergenza. Ma questi investimenti erano praticamente concentrati su quella che chiamo “tecnologia da ufficio”. La tecnologia legale trasformazionale e innovativa non è ancora diffusa. Ed è comprensibile perché in tempi di pandemia alcuni studi legali non sentono ancora la pressione del cambiamento, registrando anche un turnover maggiore.
Quali sono secondo lei gli impatti a lungo termine più significativi che la pandemia avrà sulla professione legale?
L’impatto più significativo che ho osservato sono stati i corporate legal office a guidare la corsa alla trasformazione e innovazione legale superando gli studi legali. Il motivo, come dicevo prima, è da ricercare nel fatto che numerosi studi legali non avvertono ancora la pressione del cambiamento, dato che il loro tasso di turnover è ancora in crescita.
Per i corporate legal office la situazione è molto diversa. Come da tradizione, i corporate legal office sono stati più reattivi, come una stazione dei vigili del fuoco. Se si fosse trattato di un incendio “legale”, lo avrebbero risolto. Sotto la pressione di Chief Financial Officer focalizzati sui processi e in collaborazione con loro, hanno investito ingenti risorse nelle tecnologie legali per diventare più proattivi. Inoltre, sul fronte del rischio, i casi a basso rischio vengono maggiormente esternalizzati a fornitori di servizi alternativi (ALSP) o a tecnologie legali smart, permettendo agli avvocati interni di focalizzarsi maggiormente sui casi a rischio elevato.
In futuro quale ritiene essere il principale valore/impatto dell’intelligenza artificiale per quanto riguarda gli avvocati?
Credo che l’uso dell’intelligenza artificiale per il settore legale sia soltanto agli inizi. Nel prossimo futuro possiamo quindi aspettarci soluzioni in grado di aiutare gli studi legali a riutilizzare le loro conoscenze interne. L’intelligenza artificiale può indicare dove trovare preziose conoscenze legali poiché è in grado di leggere e comprendere il linguaggio legale, quello che io definisco il movimento del “Second Brain”. L’intelligenza artificiale risolverà anche un altro problema: a seguito della crisi legata ai talenti, gli avvocati non lavoreranno più tanto a lungo per uno stesso studio legale e quindi lo studio perderà il loro know-how. Grazie a questa tecnologia, i contenuti creati da questi avvocati continueranno a essere disponibili.