Mai come negli ultimi anni, la sensibilità su una tematica importante come il miglioramento del benessere della forza lavoro nelle aziende è cresciuta in modo esponenziale.
Dare rilievo a un argomento delicato come il whistleblowing è uno dei modi in cui un’azienda può prendersene cura. Ed è un win-win: sì, perché mentre tutela gli individui, creando un ambiente di lavoro sano e sensibile all’illegalità, l’azienda coltiva la propria reputazione e può tutelarsi gestendo e prevenendo gli illeciti, che purtroppo sono sempre più frequenti.
Cos’è il whistleblowing?
Il whistleblowing è il processo per cui un individuo, di solito un dipendente aziendale, denuncia comportamenti illeciti, non etici o scorretti che si verificano all'interno dell'azienda stessa. Come viene approfondito nell’ebook, questi comportamenti possono riguardare corruzione, frodi, abusi di potere, violazioni degli standard aziendali o anche della legge.
La persona che denuncia l’illecito viene chiamato whistleblower, o segnalante, e di solito è un dipendente dotato di un forte senso di responsabilità e coraggio che lo portano a voler proteggere l’azienda da danni che possono ripercuotersi a cascata su più livelli.
Segnalare un’infrazione è un’operazione che si fa con leggerezza?
Assolutamente no. Il whistleblower sa di andare incontro a diversi rischi, che vanno dal licenziamento alla discriminazione, il mobbing e altre forme di ripercussioni, sia da parte delle persone coinvolte che dell’azienda stessa. Ecco perché alcuni paesi, inclusa l’Italia, hanno creato leggi ad hoc per proteggere i segnalanti, fornendo canali preferenziali, come una piattaforma Whistleblowing, attraverso cui esprimersi in totale sicurezza e anonimato, senza il rischio di ritorsioni.